Facile, salutare, etico!

Son ormai un paio di anni che penso di diventare vegetariana.. ma resta solo un pensiero perchè non riuscirei a lungo andare a rinunciare ad alcuni classici piatti a base di carne.
Da quando vivo da sola ho però drasticamente dimezzato l'acquisto di carne, la mangio un paio di volte a settimana. Ho, invece, iniziato a cucinare più spesso il pesce, cosa che mi vien molto comoda vivendo in una cittadina di mare.
Oggi, vagando sul web, ho scoperto l'esistenza del reducetarianesimo!
Il nuovo termine, arrivato dal Regno Unito, è stato coniato da un giovane ricercatore della Columbia University, Brian Kateman ed è il nuovo modello alimentare che coinvolge chi tiene d'occhio il consumo e la qualità della carne che mangia.
Come me un'intera comunità sostiene questo stile, una sorta di vegetarianesimo più leggero e più facile da sposare.
Già dal 2013, con uno studio dal titolo "Our Nutrient World", le Nazioni unite (UNEP, United Nations Environment Programme) avevano caldamente consigliato alle popolazioni del mondo ricco di diventare "demitarian", cioè di dimezzare la quantità di carne a beneficio dell'ambiente.
Ma il reducetarian va oltre!
Non solo meno, ma meglio, come definisce il report del Food Ethics Council e del WWF "Valuing the meat we eat". Questo permette alle persone di prendere in considerazione molti altri aspetti della produzione di carne e di consumo, tra cui il benessere degli animali, la biodiversità, la redditività degli agricoltori, i rifiuti, i problemi di salute più ampi e il gusto. "Bisogna iniziare a pensare a un cambiamento culturale, guidato da un pensiero che dica 'mi piace il sapore, ma non ho bisogno di una quantità così enorme". Sarà l'inizio anche di un'alimentazione più sana e, continua l'Unep, "se non si agisce subito, l'aumento dell'inquinamento e il consumo pro capite di prodotti energetici e animali aumenterà le perdite di nutrienti, i livelli di inquinamento e il degrado del terreno, minacciando ulteriormente la qualità della nostra acqua, dell'aria e del suolo, influenzando il clima e la biodiversità". Nel report si elenca anche una serie di misure con le quali l'agricoltura potrebbe essere più rispettosa dell'ambiente: minor utilizzo di diserbanti, cattura delle emissioni di gas a effetto serra, produzione e riutilizzo dei rifiuti, come il letame, trattamento delle acque reflue con tecniche moderne.
La proposta dell'Unep, così come forse (se diventasse globale) il reducetarianesimo, porterebbero a molti effetti collaterali benefici: una dieta più sana, migliore qualità dell'aria, maggiore disponibilità di acqua, una razionalizzazione dell'uso dell'energia e della produzione di cibo, con un concreto impatto positivo sull'ambiente, sulla salute e sul benessere degli animali.
Sul blog reducetarian.com si legge che è una scelta alla portata di tutti facile, salutare ed etica. I consigli pratici di Kateman per chi si vuole avvicinare a questo stile di vita sono di iniziare subito a ridurre il consumo non solo di carne ma anche di pesce e prodotti caseari. Essenziale poi acquistare esclusivamente carne prodotta da allevamenti in cui gli animali sono nutriti al pascolo e ridurre le porzioni.
Kateman è convinto che la strada sia semplice dato che non si tratta di una scelta drastica a differenza invece di chi diventa completamente vegetariano (dalle statistiche sembra infatti che l’84% delle persone nel giro di poco tempo torni sui propri passi ricominciando a mangiare carne e dunque fallendo nei propri buoni propositi).
Cosa ne pensate di questa teoria? Sui social è stato creato l'hashtag #lessmeat, condividete il vostro pensiero e passate parola!
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