giovedì 5 giugno 2014

World Environment Day!


Oggi tutto il pianeta festeggia la Giornata Mondiale dell'Ambiente (WED). Un’occasione per fare il punto sulle grandi emergenze allo scopo di sensibilizzare quante più persone sui problemi ambientali e favorire l’attenzione e l’azione dei governi in merito ad essi. 
Dalla difesa delle isole che rischiano di essere sommerse per via del surriscaldamento globale al grido di allarme per la foresta amazzonica, su cui il WWF sta focalizzando le sue campagne. 

Sono i temi portanti della 42° edizione della Giornata Mondiale dell'Ambiente, proclamata nel 1972 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, quando prese forma il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), e celebrata ogni anno il 5 giugno. 

Lo slogan di quest'anno è "Raise Your Voice Not The Sea Level" ("Alza la tua voce non il livello del mare") e il Paese ospitante sono le isole Barbados, emblematiche del rischio corso dalle piccole isole di venire sommerse dal mare.                               
L'Onu ha infatti proclamato il 2014 come "Anno internazionela dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS - Small Island Developing States), con l'obiettivo di giungere con un buono slancio mediatico alla Terza Conferenza Internazionale del prossimo settembre, nella quale verrà riproposto con urgenza il tema dell'importanza dei SIDS e della protezione di queste isole in pericolo. L'aumento della temperatura globale sta provocando, infatti, lo scioglimento dei ghiacci eterni e il conseguente innalzamento del livello dei mari (da 10 a 25 cm negli ultimi 100 anni, secondo i dati dell'UNEP) che desta non poca preoccupazione per il destino di arcipelaghi come le Kiribati, le Tuvalu, le Cook, le Marshall e le Maldive. 
I piccoli Stati insulari del mondo, che complessivamente ospitano più di 63 milioni di persone, sono rinomati e apprezzati in tutto il mondo come destinazioni turistiche, luoghi di straordinaria bellezza naturale e vibrante cultura. Essi giocano un ruolo chiave nella protezione degli oceani e nella conservazione della biodiversità. Eppure, ad oggi, si trovano a dover affrontare numerose sfide: la lontananza geografica penalizza la loro capacità di essere parte della catena di fornitura globale, aumenta i costi di importazione – in particolare per l’energia – e limita la competitività nel settore turistico, oltre a farne le zone del pianeta più vulnerabili all’impatto dei cambiamenti climatici, dalle devastanti tempeste alla minaccia di innalzamento del livello del mare. 
I piccoli Stati insulari hanno contribuito poco al cambiamento climatico. La loro produzione annuale combinata di gas a effetto serra è meno dell’1% delle emissioni globali, eppure sono schierati in prima linea per un nuovo accordo giuridico universale sul clima. Sono leader nel settore della prevenzione alle catastrofi naturali e stanno lavorando per raggiungere la neutralità climatica attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili. Tuttavia, nonostante l’impegno congiunto di governi e imprese, città e cittadini non sia mai stato così alto, lo sforzo globale per affrontare il cambiamento climatico non è ancora sufficiente (le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno raggiunto il massimo storico degli ultimi 800 mila anni). E’ tempo di dare un nuovo slancio all’impegno per contrastare il cambiamento climatico e giungere ad un nuovo concordato che vincoli ad un impegno diffuso per ridurre le emissioni di gas serra abbastanza rapidamente da contenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi centigradi in questo secolo. Questa è la promessa che il mondo deve fare a se stesso e ai piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
"Alza la voce, non il livello del mare. Il Pianeta Terra è la nostra isola condivisa.          Uniamo le nostre forze per proteggerla."
Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite.
LOOK DEEP...

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