domenica 8 giugno 2014

World Ocean Day!


 

Noi tutti dipendiamo dagli oceani, insieme possiamo salvarli!
Si celebra oggi, 8 giugno, la Giornata Mondiale degli Oceani (World Oceans Day), ricorrenza istituita dall’ONU allo scopo di celebrare i mari di tutto il mondo e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla grande risorsa che costituiscono per l’uomo e per il pianeta e sulla necessità di modificare i nostri comportamenti quotidiani per salvaguardarli. La giornata, nata l’8 giugno 1992 durante il Vertice sull’ambiente di Rio de Janeiro, è stata ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite nel 2008 e da allora viene celebrata ogni anno a livello mondiale.
 



Lo slogan "Insieme abbiamo il potere di proteggere l’oceano!" vuole coinvolgere quante più persone nella conservazione dei mari, nelle nostre comunità e a livello mondiale. Gli oceani giocano un ruolo chiave per la vita sulla Terra. Secondo le Nazioni Unite, sono "i polmoni del nostro pianeta, fornendo la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo, nonché una fonte importante di cibo e medicinali e una parte critica della biosfera".




Noi tutti infatti dipendiamo dagli oceani. Agli oceani sono legate indissolubilmente le vite di miliardi di persone nei Paesi in via di sviluppo, che da essi traggono la fonte primaria di proteine, per non parlare poi del numero di Paesi la cui economia si basa sullo stato di salute degli oceani e cioè sul commercio di pesce e sulle centinaia di miglia di posti di lavoro che esso offre. Che gli ecosistemi marini siano sottoposti a forti stress che ne turbano gli equilibri mettendone a rischio la vita, ormai è un fatto tristemente noto: idrocarburi, scarichi industriali tossici, rifiuti radioattivi, unitamente a una pratica della pesca indiscriminata e all’alterazione climatica, concorrono a uccidere il mare, lo denuncia un rapporto dall’eloquente titolo “Oceani in pericolo”, siglato da Greenpeace e World Watch Institute e condiviso anche dall’ONU. L’inquinamento e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse marine ha ormai raggiunto e superato i limiti della sostenibilità. Presto ne pagheremo le conseguenze economiche, sociali, oltre che ambientali e sanitarie. In aprile, si è riunita per la prima volta a Cape Town, in Sudafrica, la neonata Global Ocean Commission, un organismo indipendente di studio che nei prossimi mesi lavorerà a soluzioni per cercare di invertire lo stato di degrado in cui versano gli oceani e fermare la corsa allo sfruttamento indiscriminato delle loro risorse naturali.

Ma ognuno di noi può fare la sua parte per aiutare a fermare i processi distruttivi in atto. Oggi sono in programma centinaia di eventi per sostenere le azioni sea friendly, per un oceano sano e pulito. E’ possibile contribuire scegliendo fonti energia pulita, per contribuire a combattere l’acidificazione degli oceani o aiutando a ripulire coste e spiagge dai rifiuti. Abituiamoci, inoltre, a seguire piccoli accorgimenti come mangiare pesce sostenibile, fare la spesa portando sempre le borse da casa e usare bottigliette riutilizzabili per l'acqua. «Invitiamo tutti a prendere personalmente parte alla conservazione dell’oceano» ha dichiarato il Coordinatore per la Giornata Mondiale degli Oceani, Alyssa Isakower. «Ognuno di noi può fare qualcosa per contribuire a proteggere il nostro mare!».
Una piccola azione, moltiplicata per migliaia in tutto il mondo, può contribuire ad un significativo impatto collettivo. 

Il Wwf Italia, in occasione della Giornata mondiale degli oceani, richiede maggiore impegno per una gestione ecosostenibile del Mare Adriatico. L’Adriatico ospita la popolazione più numerosa di tursiopi di tutto il Mediterraneo ed è una zona fondamentale per la sopravvivenza delle tartarughe marine Caretta caretta. Trivellazioni, turismo irresponsabile e pesca stanno mettendo a repentaglio l’ecosistema marino. «Lo sviluppo economico deve andare di pari passo con la conservazione della natura e dei servizi ecosistemici che essa offre – afferma Marco Costantini, responsabile mare Wwf Italia – per questo auspichiamo che nell’ambito dell’Unione Europea si ottenga la tanto agognata pianificazione territoriale marina (Marine Spatial Planning) per la quale il Wwf Italia è attivo nel proporre soluzioni a tutela del più italiano dei mari europei».

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giovedì 5 giugno 2014

World Environment Day!


Oggi tutto il pianeta festeggia la Giornata Mondiale dell'Ambiente (WED). Un’occasione per fare il punto sulle grandi emergenze allo scopo di sensibilizzare quante più persone sui problemi ambientali e favorire l’attenzione e l’azione dei governi in merito ad essi. 
Dalla difesa delle isole che rischiano di essere sommerse per via del surriscaldamento globale al grido di allarme per la foresta amazzonica, su cui il WWF sta focalizzando le sue campagne. 

Sono i temi portanti della 42° edizione della Giornata Mondiale dell'Ambiente, proclamata nel 1972 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, quando prese forma il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), e celebrata ogni anno il 5 giugno. 

Lo slogan di quest'anno è "Raise Your Voice Not The Sea Level" ("Alza la tua voce non il livello del mare") e il Paese ospitante sono le isole Barbados, emblematiche del rischio corso dalle piccole isole di venire sommerse dal mare.                               
L'Onu ha infatti proclamato il 2014 come "Anno internazionela dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS - Small Island Developing States), con l'obiettivo di giungere con un buono slancio mediatico alla Terza Conferenza Internazionale del prossimo settembre, nella quale verrà riproposto con urgenza il tema dell'importanza dei SIDS e della protezione di queste isole in pericolo. L'aumento della temperatura globale sta provocando, infatti, lo scioglimento dei ghiacci eterni e il conseguente innalzamento del livello dei mari (da 10 a 25 cm negli ultimi 100 anni, secondo i dati dell'UNEP) che desta non poca preoccupazione per il destino di arcipelaghi come le Kiribati, le Tuvalu, le Cook, le Marshall e le Maldive. 
I piccoli Stati insulari del mondo, che complessivamente ospitano più di 63 milioni di persone, sono rinomati e apprezzati in tutto il mondo come destinazioni turistiche, luoghi di straordinaria bellezza naturale e vibrante cultura. Essi giocano un ruolo chiave nella protezione degli oceani e nella conservazione della biodiversità. Eppure, ad oggi, si trovano a dover affrontare numerose sfide: la lontananza geografica penalizza la loro capacità di essere parte della catena di fornitura globale, aumenta i costi di importazione – in particolare per l’energia – e limita la competitività nel settore turistico, oltre a farne le zone del pianeta più vulnerabili all’impatto dei cambiamenti climatici, dalle devastanti tempeste alla minaccia di innalzamento del livello del mare. 
I piccoli Stati insulari hanno contribuito poco al cambiamento climatico. La loro produzione annuale combinata di gas a effetto serra è meno dell’1% delle emissioni globali, eppure sono schierati in prima linea per un nuovo accordo giuridico universale sul clima. Sono leader nel settore della prevenzione alle catastrofi naturali e stanno lavorando per raggiungere la neutralità climatica attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili. Tuttavia, nonostante l’impegno congiunto di governi e imprese, città e cittadini non sia mai stato così alto, lo sforzo globale per affrontare il cambiamento climatico non è ancora sufficiente (le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno raggiunto il massimo storico degli ultimi 800 mila anni). E’ tempo di dare un nuovo slancio all’impegno per contrastare il cambiamento climatico e giungere ad un nuovo concordato che vincoli ad un impegno diffuso per ridurre le emissioni di gas serra abbastanza rapidamente da contenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi centigradi in questo secolo. Questa è la promessa che il mondo deve fare a se stesso e ai piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
"Alza la voce, non il livello del mare. Il Pianeta Terra è la nostra isola condivisa.          Uniamo le nostre forze per proteggerla."
Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite.
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